IL FUTURO DEI COMPOSITI

'I compositi ideali per affrontare le sfide dello spazio'

Intervista ad Andrea Tullj, Program Procurement Manager di OHB Systems AG, che parla del rapporto tra i materiali leggeri per eccellenza, l'aeronautica e le nuove missioni spaziali

di NICOLA CATENARO

Portale Compositi (www.portalecompositi.it) e Composites Portal (www.compositesportal.com) continuano a sondare il «futuro dei compositi». Questa volta lo abbiamo esplorato dal lato dei bisogni e delle prospetttive di un settore in forte crescita come l’aerospace. Ha risposto alle nostre domande Andrea Tullj, Program Procurement Manager di OHB Systems AG. 

I compositi sono ancora un settore innovativo per il mercato aerospaziale?

«I materiali compositi sono stati inizialmente sviluppati in ambito militare con l’obiettivo di massimizzare quanto più possibile uno dei parametri fondamentali nella progettazione aerospaziale: il rapporto tra resistenza e peso. Con la successiva diffusione in ambito civile, il loro sviluppo nei settori aeronautico e automobilistico sta procedendo con sempre maggiore slancio dato che la riduzione delle emissioni e l’incremento dell’autonomia sono diventati parametri fondamentali per sostenibilità dei rispettivi modelli di business. Gli OEM stanno conseguentemente spingendo verso l’introduzione di innovazioni ad ogni livello nella loro catena di fornitura. Questo parte dalle fibre ai precursori fino ad investire l’intero processo produttivo. Queste innovazioni stanno generando opportunità per una vasta serie di fornitori in ogni posizione nella filiera e stanno spingendo l’intero settore a cercare sempre nuove e maggiori applicazioni».

Che tipo di impatto sta avendo l'emergenza Covid sul mercato aerospaziale?

«Il Covid-19 è una “tempesta perfetta” per l’industria aeronautica a causa della sovrapposizione di fattori concomitanti quali il cambiamento del comportamento dei passeggeri, restrizioni governative agli spostamenti e una generale crisi economica. Mentre una ripresa a livelli pre-crisi della domanda di viaggio è irrealistica nel breve termine, nell’ambito dello spazio e della difesa le aziende sono meglio posizionate. Questi programmi, con molta probabilità, non risentiranno dell’impatto della pandemia nel breve e medio periodo. Mentre la produzione potrà rallentare per gli stessi fattori dell’industria aeronautica, la domanda nei prossimi anni resterà stabile dato che le allocazioni dei fondi interessano un lungo arco temporale. Accade inoltre che questi progetti siano critici da un punto di vista della difesa nazionale. È bene a questo punto notare che diverse nazioni hanno recentemente instituito un comando spaziale come nuova branca delle rispettive forze armate con il compito di salvaguardare gli interessi nazionali oltre l’atmosfera».

Secondo lei, l'uso di materiali compositi continuerà a crescere?

«Guardando al futuro, il mercato continuerà a richiedere veicoli e aeroplani più leggeri ed efficienti. Anche se i compositi costituiscono un’ottima soluzione per le applicazioni con requisiti di performance elevati, c’è sempre una certa resistenza all’adozione diffusa di una nuova tecnologia. Focalizzandoci sull’industria, l’abilità di raggiungere dimensioni adeguate sarà uno dei fattori di successo chiave, dato che in un mercato in espansione i clienti si rivolgeranno a quei pochi fornitori in grado di fornire soluzioni complete. Allo scopo di incrementare la produzione e ridurre il costo unitario, le aziende stanno investendo nell’automazione della manifattura e nell’individuazione di processi alternativi al curing in autoclave. Le nuove applicazioni hanno infatti bisogno di soluzioni che colmino il gap in termini di performance/costo rispetto ai compositi attualmente impiegati in ambito aerospaziale. I produttori stanno investendo molto in questi ambiti, anche se la situazione attuale non favorisce l’assunzione di impegni a lungo termine verso un’implementazione efficace delle nuove tecnologie».

Vengono annunciate nuove missioni spaziali (anche il ritorno dell'uomo sulla Luna). Pensa che i compositi avranno un ruolo significativo in questa nuova avventura?

«Il Concilio ESA “Space19+” ha recentemente lanciato il piano più ambizioso di sempre per l’intero settore spaziale europeo con uno stanziamento di 14,4 miliardi di euro (l’italiana ASI è il terzo contributore al bilancio con circa 2,3 miliardi di euro). Una parte considerevole di questo bilancio è destinata ai lanciatori e alle costellazioni di satelliti. Considerazioni di costo e realizzazione sono secondarie per applicazioni spaziali dove requisiti di performance molto stringenti dettano la scelta del materiale. I compositi hanno migliorato molto la situazione dei materiali dalla loro introduzione in termini di proprietà meccaniche rispetto alle leghe utilizzate agli albori dell’era spaziale. I materiali compositi sono adesso, e saranno in futuro, ampiamente adottati per fronteggiare le estreme condizioni dello spazio esterno. Al momento non ci sono semplicemente delle alternative a un impiego esteso degli stessi».

Qual è la sfida più importante del suo lavoro guardando al futuro?

«Sto certamente vivendo un periodo straordinario per essere un ingegnere aerospaziale e, allo stesso tempo, un ufficiale delle forze armate. Lo spazio continua ad essere una delle mete dell’espansione geopolitica e della proiezione delle capacità nazionali. Mezzo secolo dopo gli atterraggi lunari, l’industria aerospaziale sta attraversando una rinascita così profonda che gli analisti predicono che nelle prossime decadi il giro d’affari raggiungerà i mille miliardi di euro. Con individui, governi e organizzazioni coinvolte in questo settore in rapida espansione l’Europa (e l’Italia come membro di rilievo) può avere un ruolo importante nel delineare le regole e nell’esplorare nuovi domini. Questi possono includere nuovi servizi satellitari (navigazione, osservazione della terra, internet veloce) ma si possono anche immaginare delle opportunità più futuristiche, come impiegare dei razzi riutilizzabili per spostamenti rapidi sulla terra. Siamo testimoni di uno spostamento di paradigmi, con cambiamenti di motivazioni, attori e naturalmente di tecnologie. Anche produttori consolidati (e i loro rispettivi Paesi) non possono permettersi di partecipare ad una simile competizione in solitaria. Uno degli obiettivi più ambiziosi della mia attuale posizione lavorativa consiste quindi nel far fiorire un ecosistema di partner per essere pronti assieme alle sfide affascinanti che verranno».

CHI È

Andrea Tullj nasce a Teramo nel 1983. Pur restando sempre legato alla sua terra d'origine ha vissuto e lavorato, oltre che in Italia, negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Francia e da ultimo in Germania. Si è laureato con Lode in Ingegneria Aerospaziale e Astronautica presso l'Università di Bologna e la University of California San Diego. Vincitore di una borsa di studio Finmeccanica (oggi Leonardo), ha conseguito un Corporate Master MBA ed è stato successivamente assunto come Program Manager nella divisione elicotteri AgustaWestland. Durante la sua variegata attività professionale ha avuto modo di seguire in prima persona, spesso in ruoli direttivi, progetti nel settore automotive ad alte prestazioni, nell’ambito aeronautico e nel segmento spaziale. Attualmente è coinvolto nella sfida di costruire e lanciare in orbita la nuova costellazione europea di satelliti meteorologici MeteoSat 3G presso OHB Systems. Pilota civile con licenza PPL/A, è Ufficiale della Riserva di Marina con il grado di Tenente di Vascello. Nel tempo libero ama viaggiare e c'è chi lo ha visto spesso alla guida di una Lancia Fulvia blu sulle strade che conducono verso il Gran Sasso d’Italia.

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