IL FUTURO DEI COMPOSITI

'Per i compositi non uno, ma molti futuri possibili'

Intervista a Luigi Torre, ordinario di Tecnologia dei Materiali, Tecnologia dei Polimeri e dei Compositi all’Università di Perugia e già presidente del SAMPE

Nuovo appuntamento con la rubrica “Il futuro dei compositi”. Abbiamo intervistato il professor Luigi Torre, ordinario di Tecnologia dei Materiali, Tecnologia dei Polimeri e dei Compositi all’Università di Perugia e già presidente del SAMPE (Society of Advancement of Material and Process Engineering) Europe nel 2008 e nel 2009 e SAMPE Global President nel 2016.

di NICOLA CATENARO

Professore, quale futuro vede per i materiali compositi?
«Un futuro lo vedo in più campi, non uno soltanto. È vero, i compositi non sono un materiale recentissimo, tuttavia sono recenti le loro applicazioni. Fino a venti anni fa, anche solo vedere una bicicletta in fibra di carbonio era una cosa supertecnologica, moderna e rara. Oggi, qualsiasi negozio di bici ha un numero significativo di modelli in composito. Nelle nicchie di mercato, quelle sportive e da diporto per intenderci, ci sarà sicuramente una ulteriore diffusione dei materiali compositi a più basso costo. E questo avverrà perché riusciremo a sfruttare i progressi sulle tecnologie di lavorazione e sulla reperibilità dei materiali, fermi restando i benefici offerti dalla leggerezza».

E nel settore automotive?
«Nel settore automotive, in particolare, vedo delle possibilità laddove c’è la necessità di compensare il peso delle batterie per i veicoli, soprattutto le citycar che hanno bisogno di fermarsi e ripartire spesso nel traffico cittadino ed è qui che si consuma più energia. Anche nell’eolico, che non ha raggiunto il plateau nelle possibili applicazioni, aumentare la rigidezza e le dimensioni delle pale e di conseguenza la loro efficienza, potrà offrire ai materiali compositi e alla fibra di carbonio ulteriori opportunità. Nel settore aeronautico, invece, abbiamo quasi raggiunto il plateau, più di tanto in termini di applicazioni non può essere immaginato e comunque è difficile immaginare che si vada oltre il 50% del materiale che già viene utilizzato a meno che le dimensioni degli aerei non aumentino. Nel settore della space economy, infine, con tutti i progetti in corso e i lanci di micro e nano satelliti in atto e in programma, ci sarà sicuramente un futuro per i compositi, soprattutto quelli ad alte prestazioni».

Il costo dei compositi continua a rappresentare un problema. Come si potrebbe affrontare?
«Si può abbassare il costo dei compositi solo facendo leva sulle materie prime e o sulle tecnologie di lavorazione fuori autoclave. Cosa che non è facile fare se si ha bisogno di materiali ad alte prestazioni o se il risultato finale, in termini di qualità del prodotto, si ottiene solo affidandosi alle tecnologie produttive tradizionali, dunque all’autoclave. Se tuttavia la normativa, come nel caso dell’aeronautica, impone standard molto rigidi, è chiaro che questo discorso diventa relativo. Poi, naturalmente, occorre continuare a investire sull’automazione e sulla riduzione dei tempi di lavorazione».

Cosa pensa del futuro dei nanocompositi?
«Per i nanocompositi possiamo immaginare un futuro ancora di nicchia. Bisognerà attendere ancora qualche anno per iniziare a vedere qualcosa».

CHI È

Luigi Torre è professore ordinario di Tecnologia dei Materiali, Tecnologia dei Polimeri e dei Compositi all'Università di Perugia. Laureatosi all’università Federico II di Napoli, ha ottenuto il Ph. D presso l’Università di Washington (Seattle) USA. Attualmente dirige il Laboratorio di Scienza e Tecnologia dei Materiali dell’Università di Peruigia. È stato presidente del SAMPE (Society of Advancement of Material and Process Engineering) Europe nel 2008 e nel 2009 e SAMPE Global President nel 2016 e siede tuttora nel Consiglio di Amministrazione di SAMPE Global. Ha pubblicato più di 180 articoli scientifici su riviste internazionali.

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